PREFAZIONE
Per fortuna la
nozione che gli studi sul fumo passivo sono spazzatura statistica (e
per di più le istituzioni sanitarie ci danno falsa rappresentazione
di tale spazzatura) si sta diffondendo. Molti però ci hanno chiesto
di elencare le ragioni complete in modo che siano accessibili alla
persona comune del perché si afferma che questa statistica è
spazzatura. La lista sotto le elenca.
Gli antifumo
affermano che “il fumo è indifendibile”. Si sbagliano:
il fumo è perfettamente difendibile perché tutti gli
allarmi sul fumo passivo non hanno basi scientifiche e quelli sul
fumo attivo sono enormi esagerazioni, e basati ampiamente su
fattori non misurabili. Ma mettiamo per un momento da parte il fumo
attivo, e parliamo del fumo passivo sui “pericoli” del quale si basa
la “legge a tutela dei non fumatori” – una tutela che non ha
ragione di esistere perché i pericoli del fumo passivo non sono
mai stati dimostrati né statisticamente, né scientificamente.
Invece, la truffa e la falsa rappresentazione
dell’evidenza sono indifendibili e, nel caso del fumo
passivo, esse sono anche facilmente dimostrabili.
LA LUNGA LISTA DI ERRORI
METODOLOGICI DELLA SCIENZA ROTTAME EPIDEMIOLOGICA SUL FUMO PASSIVO
-
Le
affermazioni concernenti l’esposizione al fumo passivo non sono
autentiche, perché l’esposizione delle persone al fumo durante
la vita non è misurata. Infatti, gli studi in realtà non
misurano nulla, ma si affidano alle vaghe e grossolanamente
imprecise dichiarazioni di memorie di soggetti che sono stati
intervistati e che cercano di evocare in pochi minuti i loro
ricordi sull’esposizione al fumo passivo di un’intera esistenza.
-
L’errore dei
suddetti ricordi è senz’altro grande, sconosciuto e non
conoscibile. Ne segue che la digitalizzazione in cifre di tali
ricordi non può essere congrua e non è permissibile,
nonostante che la rappresentazione numerica dia un’impressione
di affidabilità e precisione, che però si può facilmente
dimostrare come falsa e tendenziosa.
-
E’ stato
ampiamente dimostrato che la tendenziosità nel richiamo
alla memoria, conosciuta nell’inglese scientifico come recall
bias, è più probabile in persone affette da cancro polmonare o
malattie cardiovascolari perché, per ovvie ragioni emozionali,
tali persone tendono ad amplificare i loro ricordi di esposizione
al fumo passivo per giustificare la loro malattia.
-
E’ stato
dimostrato che l’errata classificazione di fumatori come non
fumatori (misclassification bias) è più pronunciata tra i
soggetti con cancro polmonare e malattie cardiovascolari. Questi
soggetti tendono, più delle persone sane, a rappresentare se
stessi come non fumatori invece di fumatori a causa dello stigma
artificiosamente attaccato dalla propaganda a cancro polmonare e
fumo.
-
Gli errori
di accoppiamento (mismatch error) dei casi (gruppo di
persone affette) e dei controlli (gruppo di persone non affette)
negli studi sono inevitabili perché i gruppi che si
comparano non sono omogenei e differiscono per moltissime
caratteristiche che vanno oltre al basilare problema del ricordo
dell’esposizione al fumo passivo.
-
Per
definizione, è più probabile che gli errori dovuti ai
confondenti siano più prevalenti tra i cancri polmonari e le
malattie cardiovascolari. I confondenti sono tutte le altre
conosciute e sconosciute potenziali
cause di cancro polmonare e malattie cardiovascolari che
interferiscono con l’attribuzione specifica del rischio al fumo
passivo.
-
Molto
raramente gli studi sul fumo passivo tengono conto dei probabili
errori di diagnosi delle malattie.
-
Si sono
riscontrati errori di pubblicazione, ovvero si favorisce la
pubblicazione di quegli studi che affermano di aver trovato
un’associazione con l’incrementato rischio.
-
Gli errori
statistici di campionamento e di significato statistico sono
grossolanamente incoerenti tra gli studi sul fumo passivo, a causa
delle flebili differenze di ricordi di esposizione e a causa dello
spesso scarno numero dei soggetti esaminati in ogni studio. La
grande maggioranza degli studi non ha raggiunto significato
statistico. In ogni caso, abbiano gli studi raggiunto
significato statistico o no, gli indici statistici di tutti
gli studi sul fumo passivo sono illusori perché
derivanti da grossolanamente illusorie e tendenziose
rappresentazioni numeriche di vaghe memorie di esposizione
individuale, come descritto sopra.
-
I risultati
dei diversi studi non sono coerenti e non sono riproducibili.
-
Gli studi
sul fumo passivo non soddisfano i criteri epidemiologici di
inferenza causale (criteri di Hill – vedi sotto).
-
I tentativi
di mettere assieme i risultati dei diversi studi tramite tecniche
di meta analisi statistica non sono legittimi. Infatti,
essi sono ottenuti assemblando studi che sono comunque
eterogenei – il che è contrario alla pratica epidemiologica
- e dando la preferenza solo a determinati studi.
In ogni caso, tutti gli studi sono invalidati da tutti gli
errori metodologici di questa lista.
Cosa deve
garantire uno studio epidemiologico per essere valido e credibile?
- Uno studio deve garantire che le sue rappresentazioni
numeriche di esposizione individuale al fumo passivo durante l’arco
della vita ricordate dai soggetti intervistati siano misure vere di
esposizioni reali.
- Uno studio deve garantire che la tendenziosità (bias)
dei ricordi dei soggetti intervistati abbia la stessa influenza sia
sui casi (gruppo di persone affette) sia sui controlli (gruppo di
persone non affette), e sui gruppi esposti e non esposti.
- Uno studio deve garantire che la selezione dei soggetti e le
tendenziosità su classificazione errata (misclassification)
abbiano la stessa influenza sia sui casi sia sui controlli, e sui
gruppi esposti e non esposti.
- Uno studio deve garantire che noti fattori confondenti
causali (causal confounders) abbiano la stessa influenza sia
sui casi sia sui controlli, e sui gruppi esposti e non esposti.
- Uno studio deve garantire l’accuratezza delle informazioni
cliniche concernenti patologie e diagnosi.
- I risultati di vari studi concernenti il fumo passivo devono
essere coerentemente riproducibili da altri.
- In qualsiasi studio, il margine di errore statistico del
rischio riportato dovrebbe raggiungere non meno del 95% di livello
di significato.
- Se i criteri suddetti sono soddisfatti, i risultati dello
studio dovrebbero essere in accordo con i criteri di Hill sulla
causalità (vedi sotto).
- Le sommatorie meta-analitiche non sono credibili a meno che
non siano fatte sulla base di tutti gli studi disponibili.
Tali studi devono anche esibire un’omogeneità di struttura e di
condotta, e devono soddisfare i criteri di validità descritti sopra.
Dato
quanto sopra come pratica universale epidemiologica e medica:
-
È
incontrovertibile
che nessuno degli studi esistenti può garantire che le sue
rappresentazioni numeriche di esposizione individuale al fumo
passivo durante l’arco della vita ricordate dai soggetti
intervistati siano misure vere di esposizioni reali.
-
È
incontrovertibile
che nessuno degli studi esistenti può garantire che la
tendenziosità (bias) dei ricordi dei soggetti intervistati
abbia la stessa influenza sia sui casi sia sui controlli, e sui
gruppi esposti e non esposti.
-
È
incontrovertibile
che nessuno degli studi esistenti può garantire che la
selezione dei soggetti e le tendenziosità su classificazione errata
(misclassification ed altri bias) abbiano la stessa
influenza sia sui casi sia sui controlli, e sui gruppi esposti e non
esposti.
-
È
incontrovertibile
che nessuno degli studi esistenti può garantire che noti
fattori confondenti causali (causal confounders) abbiano la
stessa influenza sia sui casi sia sui controlli, e sui gruppi
esposti e non esposti.
-
È
incontrovertibile
che nessuno degli studi esistenti ha garantito l’accuratezza
delle informazioni cliniche concernenti patologie e diagnosi.
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È
incontrovertibile
che i risultati di vari studi concernenti il fumo passivo sono stati
grossolanamente incoerenti e non riproducibili in modo affidabile.
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È
incontrovertibile
che solo una sparuta minoranza di studi ha riportato il margine di
errore numerico sopra al 95% del livello di confidenza del
significato statistico.
-
È
incontrovertibile
che nessuno degli studi sul fumo passivo ha soddisfatto i
criteri di causalità di Hill (vedi sotto).
-
È
incontrovertibile
che nessuna meta-analisi degli studi sul fumo passivo è stata
condotta sulla base di tutti gli studi disponibili e/o di
studi che esibiscano un’omogeneità di struttura e di condotta, e che
abbiano soddisfatto i criteri di validità suesposti.
I criteri
di Hill
1) Forza di
un’associazione
è indicatore di causa, sebbene una forte associazione non sia né
necessaria né sufficiente per stabilire causalità, ed
un’associazione debole non sia né necessaria né sufficiente per
negare causalità.
-
Nel caso del
fumo passivo, è chiaro che le associazioni sono estremamente
deboli, come anche confermato dalle seguenti autorevoli voci:
National
Cancer Institute degli Stati Uniti
- "Nella ricerca epidemiologica, rischi relativi
(elevazioni di rischio) che sono meno di 2 (100% elevazione di
rischio) sono considerati piccoli e difficili da interpretare.
Tali elevazioni possono essere dovute al caso, tendenziosità
statistica o agli effetti di fattori confondenti che talvolta
non sono evidenti" - National Cancer Institute, “Abortion
and possible risk for breast cancer: analysis and
inconsistencies,” 26 Ottobre 1994.
Sir
Richard Doll
- "Quando il rischio relativo si trova tra 1 e 2
(elevazione di rischio 100% o meno)... i problemi di
interpretazione [dei risultati] diventano acuti, e può
diventare estremamente difficicle sbrogliare i vari contributi
dell'informazione tendenziosa, la confusione di due o più
fattori, nonché causa ed effetto" - “The Causes of Cancer,"
by Richard Doll, F.R.S. and Richard Peto. Oxford-New
York, Oxford University Press, 1981, p. 1219.
Organizzazione Mondiale della Sanità/Agenzia Internazionale di
Ricerca sul Cancro (AIRC)
- "Rischi relativi di meno di 2 (100% elevazione di
rischio) possono facilmente riflettere tendenziosità non
percepite o fattori confondenti. E' improbabile che rischi
relativi di 5,0 (400% elevazione di rischio) o più abbiano gli
stessi problemi" - Breslow and Day, 1980, Statistical
methods in cancer research, Vol. 1, The analysis of case
control studies. Pubblicata dall'Organizzazione Mondiale della
Sanità, Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro,
Pubblicazione scientifica numero 32, Lyon, pagina 36.
Food and
Drug Administration degli Stati Uniti
- "I rischi relativi di 2 (elevazione di rischio 100%)
hanno una storia di inaffidabilità" - Robert Temple, M.D.
Food and Drug Administration, Journal of the American Medical
Association (JAMA), Lettere, 8 Settembre 1999
Ancora
la Food and Drug Administration degli Stati Uniti
- "La mia regola di base è che, se il rischio relativo non
è almeno di 3 o 4 (200-300% elevazione di rischio) è meglio
lasciar perdere" - Robert Temple, direttore del
dipartimento della valutazione dei medicinali della Food and
Drug Administration.
Elevazione media di rischio di cancro per esposizione al fumo
passivo:
circa
20% (rischio relativo=1,2)
Elevazione media di rischio di malattie cardiovascolari per
esposizione al fumo passivo: circa 30% (rischio relativo =1,3)
Qualità della metodologia e della raccolta dati sul fumo
passivo in tutti gli studi: spazzatura |
2) La
coerenza
dei risultati da diversi studi è un ovvio attributo di una vera
relazione causale.
-
Gli studi
epidemiologici sul fumo passivo sono grossolanamente incoerenti,
ed è assai improbabile che associazioni epidemiologiche che sono
incoerenti siano vere.
3) La
specificità
richiede che una causa conduca a un singolo effetto.
-
Si continua
a dire che il fumo passivo causa molti e differenti effetti.
4) Il
tempismo
richiede che gli effetti abbiano luogo dopo che la causa abbia la
possibilità di agire. Questo triviale criterio di causalità è ovvio
e non richiede spiegazioni.
5) La
relazione di dose-effetto
è un criterio utile di causalità, ma non risolve ciò che lo studio
si propone di stabilire.
-
Questo
effetto è un’eccezione negli studi sul fumo passivo,
comunque affetti dagli errori metodologici sopra descritti.
6)
Plausibilità.
Il fatto che un’associazione sia biologicamente plausibile o no è
sempre un’opinione individuale lungi dall’essere obiettiva e
conclusiva. La coerenza con altra informazione può essere un
attributo corollario ma non è evidenza di causalità.
7) Evidenza
sperimentale.
Tale evidenza sperimentale in esseri umani costituirebbe certo prova
di causalità, ma non è disponibile nel caso del fumo passivo.
8)
L’analogia
è aperta all’immaginazione e resta comunque un criterio non
valido di causalità.
CASO CHIUSO.
LA SI SMETTA DI
MISTIFICARE IL POPOLO ITALIANO CON IL FUMO PASSIVO.
Qui non si tratta di opinioni
personali, né di quale autorità dica che, né di chi finanzi cosa. Si tratta
invece di REGOLE CHE SONO ALLA BASE DELLA SCIENZA,
DELL’EPIDEMIOLOGIA E DELLA STATISTICA – regole fondamentali che sono
SISTEMATICAMENTE VIOLATE per far tornare i conti e giustificare
proibizionismo, arroganza e sete di potere, e per facilitare le
agende farmaceutiche internazionali.
Persino a dispetto delle
violazioni che abbiamo esibito, gli studi ancora non dimostrano nulla
- e quindi
CI VENGONO FALSAMENTE RAPPRESENTATI DALLE AUTORITÀ SANITARIE COME SE
RAPPRESENTASSERO QUALCOSA.
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