12 Ottobre 2004 -
Scorrendo “La
Repubblica.it” venerdì 1 ottobre mi imbatto in un articolo che non può
non suscitare la mia curiosità. “Il caffè al bar non piace più agli
italiani, crollano i consumi”. Come possono gli italiani rinunciare al
loro vizio più diffuso: il caffè al bar? Non siamo forse noi italiani
famosi in tutto il mondo per essere forti consumatori della nera
bevanda? Non posso non effettuare un collegamento tra la diminuzione
del consumo del caffè e il fiorire dei cartelli “Vietato fumare” che
sono esposti in bella vista nella maggior parte dei bar della mia
città. Il piacere della tazzina di caffè fumante nella mano destra e
della sigaretta fumante nella mano sinistra è un qualcosa al quale gli
italiani non sono disposti a rinunciare.
La sottoscritta,
non fumatrice ma dedita ad un paio di tazzine di caffè al giorno, per
solidarietà verso coloro che contribuiscono per una buona percentuale
a rimpinguare le casse dello stato col loro vizio, un bel giorno ha
deciso di non mettere più piede nei locali ove troneggiano i vietato
fumare. Il bar ove ero solita consumare “la tazzina” assieme alle mie
colleghe, dopo la giornata di lavoro, un bel giorno ha esposto un
bellissimo cartello, eseguito magistralmente al computer, con scritto
un bel “vietato fumare” a caratteri gotici. La maggior parte delle mie
colleghe è fumatrice con forti sensi di colpa, per cui l’unica a
protestare sono stata io. Il barista imbarazzato mi rispondeva che l’Asl
l’aveva informato che come datore di lavoro poteva essere oggetto di
gravi sanzioni se qualche dipendente l’avesse denunciato per averlo
esposto al fumo, per la morte di una impiegata di Milano esposta al
fumo passivo erano stai condannati ad alcuni mesi di carcere i suoi
datori di lavoro.
Non credo al fumo
passivo, ma credo che nessuno possa rovinare ne’ a me ne’ ai miei
amici e colleghi fumatori un importante rito quotidiano. Ho scoperto
una ottima miscela di caffè che non ha retrogusti bruciacchiati, col
costo di tre tazzine al bar mi faccio venti caffè e posso
condividerlo con amici e colleghi ai quali metto a disposizione le
comode poltrone del mio salotto e capienti posacenere.
La Repubblica ovviamente non collega il calo dei consumi al
neoproibizionismo, ma alle miscele di caffè scadenti che hanno invaso
i nostri pubblici esercizi, miscele scadenti e proibizionismo sono
un’accoppiata vincente per ridurre sul lastrico 240 mila esercizi
pubblici italiani.
Non posso non
ridere di fronte allo squallido spettacolino di bar, che una volta
ricordavo affollati, ora deserti e le facce da bottegaio incazzato dei
baristi appoggiati al bancone, con lo straccetto in mano e il cartello
vietato fumare appeso sopra le loro teste. I potenziali accusatori di
esposizione al fumo passivo dovrebbero iniziare a preoccuparsi di come
potersi riciclare sul mercato del lavoro, sempre meglio disoccupati
reali e attuali che potenzialmente a rischio di sviluppare qualche
patologia legata al fumo passivo in un futuro lontano… si sa noi
italiani amiamo di più l’ozio del lavoro.
Continuate a spolverare il bancone aspettando i clienti che
non arrivano, borbottate contro la crisi economica che non risparmia
nessuno, quando vi deciderete a volerci vedere chiaro nella
veridicità dell’allarme fumo passivo forse quando non vi resteranno
che gli occhi per piangere?
Zia Maria |